Recensione 30-7-2008
Quando i mulini...erano bianchi, non quelli pubblicitari eh, quelli veri, intorno alle 10 di sera c'era sempre qualcuno che buttava li: andiamo a xxx a bere il caffè? Detto e fatto, ci si ammucchiava in una macchina, max due, e via... xxx era una volta, Como, una volta Genova, una volta Venezia... si beveva il caffè 4 scemate sul lungo lago/mare e si tornava.    Ora che di bianco non ci sono più i mulini ma i 4 capelli rimasti, si ha voglia di pesce e in loco non ci sono posti soddisfacenti? Si parte, si va dove ci sono delle certezze, ci si soddisfa e si torna. Sicché, stante che qualche giorno addietro mi son svegliato con certe voglie, stante che le mie datrici di lavoro mi hanno concesso qualche giorno libero, son partito con la mia metà e sono partito per una certa riviera dove sapevo avrei potuto soddisfare le mie libidinose voglie. In teoria avrei potuto scegliere tra viaggio lungo 635 e viaggio breve 453; stante il mezzo di locomozione "carro funebre" (qualcuno capirà) e necessità di tornare in serata ho optato per il viaggio corto e mi son fermato da Patron Stefano a "La Tavernetta" in quel di Finale. La mia voglia consisteva in: alici al verde, zuppa di pesce, fritto, impepata di cozze e un dolce al cioccolato fondente. In realtà le remore della mia metà hanno frenato e stroncato a colpi di machete metà delle mie voglie; vorrà dire che mi toccherà fare un altro giro magari quello lungo a trovare un altro amico. Un gradito saluto della cucina, squisito, cos'era? E chi si ricorda! :-(  Le alici, pesce che di solito è un po' duro da smaltire, erano di un delicato da invogliare a mangiarne una porzione a mezzanotte, con la rucoletta, bagnate con una salsa (salsa?) boh, c'erano uvetta, capperi giganti e pinoli e... accompagnate da mela in .... perché io non devo mai sapere che cosa mangio? E poi: una zuppa di pesce. Ma dire zuppa di pesce è riduttivo; non sono in grado di raccontare tutti i pesci, molluschi, e crostacei che la componevano. Io l'ho semplicemente definita una zuppa regale. Non mi vergogno di dire che, oltre al pane abbrustolito che accompagnava "la tinozza" della zuppa ho vuotato il cospicuo cestino dei pani, diversi e ottimi, per prosciugare detta tinozza. Il fritto e l'impepata mi è stato proibito di mangiarla. Ho chiuso con una torta di mele coperta di caldo cioccolato fondente. Dimenticavo, mentre lo chef ha giurato e spergiurato di aver utilizzato dei pinoli particolari che si era stancato di avere li, il patron mi ha servito una bottiglia di pigato il cui originario destinatario aveva abbandonato in loco. Peccato, lo ripeto da tempo, che nella grande Milano e/o zone limitrofe non si possa trovare siffatti locali.
Cordialità, Gi.
PS questo stesso post lo inserisco su idr per competenza e su ihc per i conoscenti